Italy

Roma, Castello, 10 Feb 1991

12 Feb 1991
La Repubblica
Ernesto Assante

John Martyn Il Poeta Delle Piccole Emozioni

Chissá perché un musicista, un autore, un cantante del calibro di John Martyn non riesce a veder riconosciuto dal successo commerciale le sue notevoli doti? Quale strano meccanismo avrà in qualche modo impedito ad uno degli autori più interessanti della musica inglese degli anni Settanta ed Ottanta di diventare una star?

John Martyn Al Folk Club

Gabriele Ferraris
La Stampa

John Martyn al Folk Club

Negli Anni Settanta era un piccolo-grande mito: quando la Island -la casa discografica che all'epoca era giustamente considerata la patrona e padrona della miglior musica inglese- lo prese sotto la sua ala protettrice, per John Martyn si spalancarono le porte della gloria: i suoi primi lavori, fin dall'esordio con «London Conversation» in puro stile folk, gli attirarono il seguito vasto dei critici entusiasti e quello, più ristretto ma significativo, del pubblico degli appassionati.

Giulianova, Rockroads, 23 Jul 1988

27 Jul 1988
La Repubblica
Ernesto Assante

Fra rap e reggae tutto il rock fuori dagli schemi

Le strade del rock si sono incrociate e fuse anche nella seconda serata, con la musica psichedelica dei Vegetable Men, la formazione che ha vinto quest' anno il concorso Indipendenti, curiosi ma acerbi, con il Jive degli Chevalier Brothers, che tra brani di Louis Prima e Louis Jordan hanno offerto un set divertentissimo e travolgente, con la musica indicibilmente romantica e sentimentale di John Martyn, un grande della canzone britannica, che in perfetta solitudine ha proposto il meglio del suo ricchissimo canzoniere, da Johnny Too Bad a May You Never, fino alla world music di Martin Stephenson and The Daintees, capaci di spaziare tra pop leggero, musica tradizionale, country, folk e rock con molta personalità.

Martyn, Vent' Anni Di Rock Amando Il Jazz

Enzo Gentile
La Stampa

Incontro con il musicista che chiude stasera a Torino il suo breve tour italiano

Martyn, vent' anni di rock amando il jazz

MILANO — Ci sono ricorrenze che nel rock valgono doppio, ad esempio i ventanni di carriera di John Martyn, cantautore di qualità, primogenito di una generazione ormai agli sgoccioli: la sua resistenza, la sua fedeltà a un linguaggio musicale che mai ha goduto dei benefici riflessi del mercato, la costante bontà di prodotti discografici rimasti ad appannaggio di un pubblico abbastanza ristretto se paragonato al grande business, fanno di lui una specie di pioniere e insieme un superstite, uno di quelli che mai ha accettato di piegarsi alle regole delle mode e delle classifiche.

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