01 Jan 1981
con John Martyn
È una fredda mattinata di fine novembre e un vento fastidioso spazza le vie della città, asciugando la pioggia della sera precedente. Quella pioggia che aveva in modo insistente e inopportuno disturbato il concerto di John Martyn.1
Del concerto c'è poco da dire. È stato per noi la conferma di un talento bizzarro, di un musicista interessantissimo e personale. Nonostante la pioggia, nonostante il solito, rumoroso, inquieto pubblico romano.
John ci accoglie con simpatia anche se è, pare incredibile, in giacca e cravatta. Ci conferma di non amare gli incontri con la stampa, che del resto non ama nessuno. Cercheremo di essere rapidi e di diradare l'imbarazzo. II nostro, sia chiaro. Perché lui è tranquillo e sorridente. Sorseggia un aperitivo...
D. Cosa pensi del pubblico italiano?
R. Credo di averlo un po' confuso e il pubblico ha confuso me. A volte fischia quando sta bene, a volte quando non sta bene.
D. Può capitare per esempio che alcuni se la prendano con chi sta in piedi e impedisce la visuale...
R. Comunque penso che fondamentalmente si siano tutti divertiti... Neppure io ero tanto depresso.
D. Forse il pubblico si aspettava musica acustica?
R. È vero. Mi sono reso conto che le reazioni al gruppo non sono state buone. Nel bis ho lasciato il gruppo e ho suonato ancora la chitarra acustica... penso si tratti di nostalgia.
D. Forse perché la tua è ancora un'immagine da folksinger...
R. Sì. Non dovrebbe essere così. È un po' pericoloso. Non è una buona immagine per me. Non è precisa.
D. Una cosa ci ha colpito particolarmente: un legame tra quello che tu proponi e la cosidetta «musica cosmica». Non sappiamo se hai ascoltato i Popol Vuh egli Ash Ra Tempel,2 ma ci sono punti in comune tra la tua ricerca e quella portata avantida questi gruppi qualche anno fa.
R. Davvero?
D. Si. La stessa direzione, ad esempio, nello studio delle possibilità della chitarra elettrica.
R. Davvero? Non li ho mai sentiti...
D. Manuel Göttsching degli Ash Ra Tempel ha registrato un album intitolato «Inventions For Electric Guitar»...3
R. Ma io ho registrato «Inside Out» circa sette anni fa...
D. È vero, lo sappiamo. Non volevamo dire che loro lo hanno fatto prima di te...
R. Bene... (risata)... potete restare.
D. Volevamo soltanto una conferma.
R. Sono interessato a questo tipo di ricerca e mi interesserebbe molto ascoltare la loro musica. Purtroppo non mi è mai capitato, ma è possibile che vi sia un qualche legame.
D. Ci puoi dire qualcosa sulla situazione del folk in Inghilterra?
R. Non è molto buona. In questo periodo sono impegnato in un progetto di Dick Gaughan, un musicista veramente favoloso.4 Dick è molto preoccupato per la situazione del folk. C'è una grossa crisi: molti musicisti vanno a lavorare in Germania e in Olanda. Dick Gaughan sta organizzando dei concerti gratuiti per raccogliere dei fondi e per incoraggiare il governo a promuovere la folk music. Il jazz, per esempio, riceve molte sovvenzioni dal governo, il folk no e questo è un caso, una situazione ingiusta. La folk music è una parte importantissima, è la tua eredità, ti aiuta a capire la tua storia, ti aiuta a capire il tuo presente.
Mi sto impegnando e sto facendo il possibile per questo. Se esaminate le classifiche rock inglesi... penso per esempio a Gerry Rafferty... c'è molta gente che ha cominciato nei folk clubs. E questo perché non ci sono posti dove suonare, da nessuna parte. Si può andare solo nei club rock dove c'è gente idiota che beve e balla. È difficile essere compresi al di fuori dalla scena dei piccoli club.
Per questo sono così importanti. Nel momento in cui scompaiono... anni fa c'erano circa un migliaio di folk club in Inghilterra, ora ce ne sono forse duecento di cui quelli che funzionano veramente sono venti. Ci vogliono almeno un po' di soldi per andare avanti... Perché non importa quanto tu sia impegnato se non hai nessuna reazione, nessuna vibrazione positiva da parte di un pubblico o di altri musicisti. Ti costa dei soldi e puoi perdere la voglia di andare avanti, è naturale.
D. Ci puoi dire qualcosa sul tuo sound system?
R. È molto avanzato. È composto da un fuzz box, da un pedale wah wah, da uno per il volume, da un distorsore e da un echoplex.
D. Qual'è il tuo rapporto con la folk music. Tu suoni ancora brani tradizionali e poi le tue canzoni con influenze jazz, afroamericane. di John Coltrane...
R. Grande. Lo amo molto. È il mio eroe!
Non riesco veramente a pensare che ci siano barriere. Non ci sono vere barriere. La musica è musica. Non importa se uno suona le percussioni in Tunisia o se è Eric Dolphy a New York, è la stessa cosa. Oppure Stravinski a Mosca. È la stessa cosa. È musica. Per me.
D. E la voce?
R. Cerco di usarla come uno strumento per quanto è possibile. Per quanto è possibile.
D. Il tuo album preferito, a parte l'ultimo?
R. «Inside Out». Più che altro perché la situazione nel mio cervello era identica a quella ritratta sulla copertina... (risata generale) Fulmini, esplosioni... È un album molto aperto, molto fresco.
D. Ti piacerebbe fare un altro album dal vivo, visto che «Live At Leeds» è ormai introvabile?
R. Certo! Mi piacerebbe molto.
Con questa affermazione si chiude l'intervista. John ha giusto il tempo per carpirci un pennarello che peraltro gli regaliamo molto volentieri. Forse servirà a scrivere qualche altro pezzo... Ritorniamo fuori. C'è il sempre il vento freddo. Ma adesso ci importa molto meno.
Maurizio Alieni & Giancarlo Susanna
La fotografia e di Angelo Pinna
sitenotes:
1 The concert took place 27 November at the Roma Tendastrisce. The morning after several interviews were conducted apart from this one, with Ciao 2001 and Prisma magazine. The picture included here looks almost identical to the one taken by Ernesto Assante for Prisma magazine (Dry Martyn, Jan 1981).
2 Two German progressive rock bands from the seventies.
3 Kosmische Musik KM 58.015, 1975. On the album Göttsching played guitar and used a 4 track TEAC A3340, Revox A77 for echoes, wah wah pedal, volume pedal, Sola Sound Fuzz, Schaller Rotosound and Hawaiian steel bar.
4 I have not been able to find any documentation about this Dick Gaughan project.
This interview was included in the Folk section of Il Mucchio Selvaggio #37, page 39-40, from January 1981. The issue had Graham Parker on the cover and originally cost 1.500 lire.
Il Mucchio Selvaggio was a Rome based magazine that existed from October 1977 through June 2018. In 1980 part of the staff took off to start Il Buscadero.